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Castellammare, “la città ha bisogno di politici credibili”, sono le parole di Mario D’Apuzzo dopo il caso Juve Stabia

Il caso Juve Stabia scuote la politica a Castellammare. Anche nel centro destra il dibattito aperto sulla questione “camorra” dal parlamentare PD e consigliere comunale Sandro Ruotolo la fa da padrone. E così anche l’ex candidato a sindaco del centrodestra Mario D’Apuzzo alle ultime elezioni comunale fa sapere la sua sui fatti denunciati dall’ex giornalista Rai attraverso la diffusione di un comunicato stampa, nel quale però non risparmia critiche al suo schieramento.

Quanto accaduto in occasione dei festeggiamenti per la promozione della Juve Stabia continua, giustamente, a tenere banco nel dibattito politico cittadino. L’ultimo intervento in ordine di tempo è quello sottoscritto da Forza Italia e da alcune liste civiche di centrodestra. Peccato che, ancora una volta, venga deliberatamente ignorata la mia presenza, il mio impegno, la mia appartenenza a questo schieramento, e soprattutto il mio legame storico con Forza Italia, partito che ho servito e rappresentato da oltre vent’anni. Le ragioni di questo isolamento politico, al quale sono stato di fatto condannato, risiedono nei contrasti interni con una parte del partito cittadino e di qualche lista civica di centro destra insorti fin dall’inizio di questa consigliatura. Contrasti che, per correttezza e rispetto dei tempi, mi riservo di chiarire nel momento opportuno. Detto ciò, per onestà intellettuale, non posso che riconoscere la fondatezza del ragionamento espresso nella nota di Forza Italia sul piano della legalità. Così come – dal punto di vista tecnico e sostanziale – non posso che condividere anche quanto dichiarato dall’On. Ruotolo. Le sue considerazioni non fanno una piega. Ma ciò che non condivido affatto è l’uso che lui ed altri fanno delle disgrazie della nostra città. .
Perché se è vero che Ruotolo abbia sempre avuto un obiettivo chiaro – e su questo non vi è ambiguità – è altrettanto evidente che chi lo accompagna oggi nelle sue uscite locali si muova con logiche completamente diverse. Quelle apparentemente impalpabili presenze che lo affiancano non hanno nulla a che fare con la legalità: sono tentativi opportunistici di farsi spazio nei nuovi equilibri dell’amministrazione cittadina. Ma su questo punto, lascio la palla nel campo della sinistra. A chi, come me, ritiene grave l’accaduto, rivolgo invece un invito più ampio: riflettere, e con serietà. Castellammare non è una città semplice. È un territorio segnato da una storia criminale profonda, sedimentata. Basta rileggere le relazioni della DDA degli anni ’80 per rendersi conto di quanto sia stato – e sia ancora – radicato il potere della criminalità organizzata sul nostro tessuto sociale. Si parlava allora di oltre 2000 affiliati, solo in uno dei due clan attivi sul territorio. E oggi, in una città con meno di 70.000 abitanti, pensiamo davvero che il rischio di entrare in contatto con certe realtà sia scomparso? È giusto e doveroso invocare l’intervento del Prefetto e del Ministero dell’Interno. Ma questo non basta. Serve, da parte di tutti, una prova di maturità. Serve serietà. Serve l’assunzione piena di responsabilità. L’impegno politico deve tornare a essere servizio alla città, e non strumento per rafforzare sé stessi. Occorre che la classe dirigente stabiese, di ogni colore politico, faccia uno scatto di dignità. Dobbiamo iniziare a darci delle regole condivise: un codice etico, deontologicamente sostenibile, che vincoli tutti i soggetti impegnati in politica. Una carta d’intenti chiara, trasparente, vincolante, da sottoscrivere al momento della formazione delle liste. Le norme esistenti sono aride, fredde, insufficienti. Non tengono conto della realtà che viviamo. Dobbiamo fare un passo oltre. Dobbiamo restaurare la credibilità della politica. Solo così potremo riavvicinare alla cosa pubblica la parte migliore della città: quei cittadini onesti, volenterosi, competenti, che oggi restano fuori per timore di contaminazioni, per paura di incrociare soggetti discutibili o compromessi. Non possiamo lasciare a Ruotolo – o a chiunque altro – il ruolo di giustiziere. Non possiamo affidarci solo a chi brandisce la legalità come una clava, senza offrire soluzioni né politiche, né istituzionali, né tantomeno collettive. La legalità vera nasce dall’esempio quotidiano, dall’assunzione di responsabilità, dal coraggio delle scelte, anche le più scomode. Castellammare ha bisogno di una classe dirigente credibile, limpida e all’altezza della sua storia e della sua ferita”
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