
Castellammare, è nato il gruppo Mafalda che chiede al sindaco “maggiore condivisione nelle scelte politiche”
Metti una sera a cena un gruppo di amici accumunati dalla passione per la politica che tra una portata e l’altra, esternano qualche considerazione sullo stato di salute dell’esecutivo stabiese guidato da Gigi Vicinanza. Il luogo dove si incontrano è già tutto un programma, la Taverna Mafalda, il ristorante dell’ex vicesindaco di Castellammare Andrea Di Martino. Alla fine però la chiacchiera politica va anche oltre e dalla spensieratezza della serata alla severità della politica il passo è breve. E così i convenuti prendono carta e penna per scrivere un documento di dissenso nei confronti dell’attuale amministrazione comunale. Si tratta di un documento che sicuramente non farà piacere alla maggioranza di governo stabiese, al sindaco Vicinanza e nemmeno a Mario Casillo, uno dei più potenti ras della politica campana, punto di riferimento di molti politici locali, tra i quali anche alcuni dei convenuti alla cena di ieri sera a Taverna Mafalda. Il documento vede firmatari Tonino Esposito (ex assessore), Maria Amodio (ex consigliera), Laura Della Monica (quasi ex consigliera) e Michele Starace (ex consigliere), elementi che con gruppi politici diversi, per lo più sono risultati “trombati” alle ultime elezioni comunali. Ma si sa l’unione fa la forza e in tempo di verifica politica (leggi rimpasto di giunta) mostrare i muscoli può sempre portare a qualcosa di costruttivo (leggi visibilità, leggi poltrona). Naturalmente la critica che il gruppo di taverna Mafalda fa alla maggioranza parte dal mancato coinvolgimento del Pd nelle scelte politiche di Palazzo Farnese. «…un partito che avrebbe dovuto rappresentare l’anima politica dell’amministrazione, oggi si trova ridotto a una mera comparsa delle scelte che vengono prese – si legge tra l’altro nella nota predisposta dal gruppo Mafalda – Il Partito Democratico che è stato la forza centrale delle elezioni comunali e che ha sostenuto con determinazione la candidatura del Sindaco, oggi si trova ridotto a una presenza marginale e silenziosa. È stato progressivamente escluso da ogni reale funzione di indirizzo, ostaggio di equilibri interni mai chiariti che continuano a impedire un percorso democratico autentico, a partire dal congresso cittadino. Tutto questo accade in una città dove il Partito Democratico continua a essere il primo partito in termini di consenso tra i cittadini. Tuttavia, quel patrimonio di fiducia e partecipazione, costruito con impegno negli anni, si è progressivamente indebolito a causa dell’assenza di una guida politica stabile e di un confronto strutturato. Dall’insediamento della nuova amministrazione, si è interrotto ogni percorso di dibattito a partire dal congresso cittadino, che è stato rimandato in nome di problematiche interne. Sono troppi, oggi, i temi accennati e mai discussi come il PUC, la questione del porto e di Fincantieri, l’assenza di un piano spiagge, il futuro Ospedale, il rilancio del Faito dopo la tragedia della funivia, nessuna discussione in vista delle prossime elezioni regionali. Noi crediamo che il Partito Democratico debba tornare ad essere ciò che è stato e ciò che promette di tornare ad essere: un partito, una comunità politica che si fonda sulla democrazia, sul confronto, sulla costruzione collettiva. Un luogo aperto, inclusivo, che si interroga e discute, che guida e non subisce. Che si riparta dalla discussione pubblica, dalla restituzione politica, dalla progettualità condivisa – conclude il documento – Che si torni a parlare con la città, con le sue realtà sociali, le competenze diffuse, i giovani, le energie che ancora credono in una politica capace di trasformare le cose. Castellammare non può permettersi un Partito Democratico che rinuncia a fare politica. E noi preferiamo non lasciarci trascinare da questa direzione!».
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