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Castellammare, Nello Di Nardo va di nuovo all’attacco di Vicinanza, “…almeno ammettete di aver fallito e tornate a casa”.

Il coordinatore cittadino di Forza Italia, l’ex parlamentare Nello Di Nardo, va ancora all’attacco dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Vicinanza. L’argomento è sempre le stesso, la crisi politica del PD che continua a far parlare di se.

“Le dichiarazioni del sindaco Vicinanza – si legge nella nota diffusa da Di Nardo –  apparse sulla stampa di oggi con le quali vengono espresse parole rassicuranti per l’assenza di “tensioni” nella sua maggioranza e persino affermazioni di contentezza in relazioni alle dichiarazioni contenute nei commenti sui social ed a quanto dichiarato nei giorni scorsi da alcuni suoi simpatizzanti non sono altro che parole di facciata per far scorrere acqua sul fuoco ardente. Vicinanza fa finta di nulla e cerca di mistificare i fatti salienti accaduti nelle settimane scorse. Le dichiarazioni dei suoi sostenitori costituiscono l’ennesima dimostrazione di come, a Castellammare, si stia tentando di trasformare una crisi politica gravissima in un racconto a sfondo epico, dove il problema non è il fallimento dell’amministrazione ma chi osa denunciarlo. Si confonde la difesa della legalità con la difesa del potere, e si usa la parola “camorra” come scudo retorico per evitare una valutazione politica seria, rigorosa e responsabile. Stiamo assistendo ad un coro di invocazioni inutili, autoassoluzioni tardive e santificazioni fuori tempo massimo, mentre la città affonda sotto il peso dell’inerzia amministrativa e delle responsabilità politiche mai assunte. L’appello dell’anziano sacerdote appare effimero, scollegato dalla realtà e politicamente irrilevante. Invocare oggi l’unità e chiedere di “non fermare il lavoro del sindaco” significa ignorare un dato elementare: ossia che quel lavoro non c’è mai stato. Non si ferma ciò che non è mai partito e la buona fede non può diventare un alibi permanente. Ancora più grave è poi l’ostinazione del sindaco Vicinanza, che si erge a paladino solitario della giustizia, ripetendo ossessivamente “non mi dimetto, sono qui contro la camorra”, come se bastasse uno slogan a cancellare un anno e mezzo di silenzi, omissioni e fallimenti. Vicinanza però non ha mai spiegato dove si trovava quando si formavano le liste e quando nasceva il grande carrozzone elettorale, costruito senza filtri, senza verifiche, senza trasparenza, dove ogni voto andava bene pur di vincere. Allora il sindaco era assente, sordo e cieco, perché la legalità pesa, ma i voti pesano di più. Oggi invece scopre il male che lui stesso ha lasciato proliferare per convenienza politica e chiede le dimissioni di un suo consigliere non verificando chi poi dovrebbe sostituirlo. L’intervento dell’ex sindaco di Gragnano appare poi il più paradossale. Proprio lui, che da amministratore dovrebbe conoscere bene il Testo Unico degli Enti Locali, finge di ignorare l’articolo 143, che parla chiaro:
non serve una condanna del sindaco per parlare di scioglimento, ma concreti, univoci e rilevanti elementi di collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata o di condizionamento dell’azione amministrativa, elementi questi che nel caso ci sono tutti. Pertanto, non si comprende Che altro dovrebbe emergere? Forse La presenza dei boss in Consiglio? Qui non si discute – ed è bene ribadirlo – della “specchiata onestà” personale del sindaco, ma del suo clamoroso fallimento politico, del mancato controllo amministrativo come risulta dagli affidamenti diretti e dell’assenza di progettazione oltre che dell’ assenza di un controllo di legalità a monte. Il “perimetro della legalità” non si restringe dopo, quando il danno è fatto: andava chiuso prima. Affermare che “nessun atto della magistratura riguarda il sindaco” è un argomento debole e fuorviante: la politica non risponde solo davanti ai tribunali, ma risponde anche ai cittadini. Anche le parole dell’ex magistrato sono distanti da una realtà sotto gli occhi di tutti. Parlare di “forte rinascita economica ed etica” di Castellammare significa negare l’evidenza dei fatti. Quale rinascita?Quella dei finanziamenti persi? Dell’assenza totale di una visione di città? Dell’immobilismo amministrativo che ha trascinato Castellammare nel baratro più profondo? Ancora più grave è il tentativo di delegittimare il dissenso interno bollando come “personalismi” o “amarezza” chi chiede discontinuità. La verità è che il vero danno alla lotta alla camorra non lo fa chi chiede chiarezza, ma chi governa senza forza, senza autorevolezza e senza credibilità. L’instabilità politica non è un dettaglio: è un regalo ai poteri criminali. Il termine di “personalismi”, è forse da inquadrare nella protervia del sindaco, e nell’assenza di quel “palazzo di vetro”, invocato ma mai costruito nella presunzione di voler risanare uno “sfasciume” che porta esattamente la sua firma. Non meno imbarazzante è l’intervento di altro illustre , che continua a dipingere Vicinanza come l’unico, insostituibile, coraggioso “salvatore della città” che avrebbe distinto e combattuto il male da subito, ma il colmo del ridicolo si raggiunge quando si afferma che “chi sta smantellando il sistema criminale non può essere invitato ad arrendersi”. Forse qualcuno dovrebbe informare a chi ha affermato ciò che il sistema criminale non lo ha smantellato il sindaco con il suo silenzio ma la magistratura, con indagini complesse e coraggiose. Tutto il resto è propaganda. Infine, sfiora il patetico chi auspica le dimissioni dei consiglieri coinvolti come se questo fosse la cura del santo chirurgo che è in grado in tal modo di cancellare ciò che emerge dalle inchieste giudiziarie. Le dimissioni non riscrivono la storia, né sanano il disastro politico che le ha rese necessarie. In conclusione, questa amministrazione non è vittima di attacchi ingiusti: è vittima della propria incapacità, inerzia e incompetenza, oltre che dei compiacenti silenzi. E i suoi sostenitori appaiono sempre più distratti e affascinati da una retorica stantia, incapaci di distinguere la legalità proclamata da quella praticata. In questa città non servono appelli all’unità di facciata, firme, associazioni ad personam, serve una cosa precisa: responsabilità politica. Castellammare non ha bisogno di martiri, né di eroi solitari, né di santi, predicatori o paladini improvvisati. Ha bisogno di una classe dirigente che sappia dire, una volta tanto, “abbiamo fallito, è giusto tornare a casa” Ha bisogno di amministratori capaci. E questa giunta ha dimostrato, oltre “ogni ragionevole dubbio”, di non esserlo. Quando un’esperienza è finita, la dignità delle istituzioni impone di prenderne atto. Il resto è solo accanimento terapeutico che questa città ed i suoi cittadini non meritano”

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